In una mattina qualsiasi, un video di trenta secondi corre nella chat di classe e in pochi minuti diventa “verità”. È qui che la Media Education mostra la sua utilità: non come lezione teorica, ma come abitudine quotidiana a fermarsi, leggere le tracce, chiedere prove. ClasseViva EXTRA porta questa abitudine dove vivono ragazzi e genitori — tra smartphone, compiti e messaggi — affiancandola a un alleato sorprendente: il cinema breve. Pochi minuti di storie intense, laboratorio immediato di pensiero critico, linguaggio nativo delle nuove generazioni.
C’è un’immagine ricorrente nelle scuole: un ragazzo alza lo sguardo dal telefono e chiede, “Ma è vero?”. Non cerca una predica; chiede un metodo.
Media Education, l’eroe “di lungo corso”, quel metodo lo possiede: dare a ciascuno gli strumenti per leggere immagini e parole, capire chi parla, con quali interessi, con quali omissioni. Non è nostalgia da tempi analogici; è la prima forma di autonomia digitale nel presente. Come osserva da anni chi studia e cura il linguaggio del cinema, l’educazione all’immagine è cruciale nel XXI secolo perché siamo immersi in flussi di suoni e figure: serve saper decodificare, ma anche sapersi rappresentare con responsabilità.
Accanto al vecchio eroe è arrivato il nuovo: il cinema breve. Non chiede tempo che famiglie e studenti non hanno; chiede attenzione piena per pochi minuti e, in cambio, apre una fenditura nella distrazione. Alessandro Loprieno, alla guida di WeShort, lo racconta così: i corti arrivano al cuore senza le soglie d’ingresso del lungometraggio. Hanno la densità giusta per la scuola: un tema, una scintilla narrativa, una domanda che non si chiude appena scorrono i titoli. È in quella domanda che nasce il lavoro critico.
ClasseViva EXTRA ha scelto di farli incontrare: Media Education e cinema breve nella stessa palestra. Non un catalogo passivo, ma format concreti — visione guidata, analisi, riscrittura, produzione — che trasformano la classe in una redazione e la famiglia in un piccolo laboratorio domestico.
Le esperienze presentate alla Mostra del Cinema di Venezia, in un evento dedicato alla Media Education, hanno mostrato che l’effetto è doppio: gli studenti imparano a raccontare (e a smontare) un racconto; i genitori entrano nel linguaggio dei figli senza sentirsi ospiti di passaggio.
Questo non è un abbellimento curricolare. È prevenzione. In un paese in cui gli osservatori sulla media literacy registrano ancora un’insicurezza diffusa nel riconoscere fonti affidabili tra i 13 e i 17 anni, bastano un video montato ad arte o un titolo furbo per cambiare percezioni, isolare qualcuno, alimentare un clima tossico.
Nicola De Cesare, CEO di Gruppo Spaggiari Parma, insiste su un punto: saper “stringere” un racconto, capire dove sta la sua forza, è l’antidoto naturale alle mezze verità generate da prompt e ai refusi virali dell’infosfera. Il corto, per definizione, allena a quella sintesi senza rinunciare alla complessità.
Dentro ClasseViva EXTRA, tutto ciò diventa quotidiano grazie a un ecosistema pensato per l’uso reale: guide “just-in-time” che aiutano i genitori a intervenire quando serve, percorsi veloci per riconoscere scam e sfide pericolose, un AI-study helper che supporta lo studio con riferimenti attendibili e contestualizzati. La token-economy premia comportamenti virtuosi — il tutoring a un compagno, la partecipazione a un evento, la cura di un progetto collettivo — perché la cittadinanza digitale non si misura a parole, ma in gesti ripetuti.
Per gli studenti, una dashboard personale fa la differenza, uno spazio riconoscibile in cui ciò che si impara a scuola non si spegne all’uscita dal cancello. Per le famiglie, significa non dover rincorrere cinque piattaforme diverse: un unico ambiente, privacy tutelata da un onboarding indipendente e trasparente, notifiche che non “invadono” ma orientano. Per la scuola, significa spostare il baricentro: meno emergenze in ritardo, più educazione preventiva, più dati utili a capire cosa funziona davvero.
WeShort porta i corti, ClasseViva EXTRA li mette al lavoro, Gruppo Spaggiari Parma lega tutto in una visione semplice: la scuola come comunità educante che esce dalle quattro mura e si allarga fino al salotto di casa, al tragitto in tram, alla mensa.
È lì che si decide se un contenuto regge o crolla, se un ragazzo sente di potersi esprimere senza paura, se un genitore trova le parole giuste prima che lo faccia l’algoritmo.
La scena finale non ha effetti speciali: una classe guarda un corto, poi lo smonta, lo riscrive, ne registra un podcast di commento. A casa, un genitore rivede con la figlia una sequenza, fa due domande, ne riceve tre.
La Media Education è ancora l’eroe, ma non è più sola. Il cinema breve le cammina accanto. E quando le storie diventano metodo, i “Ma è vero?” non restano sospesi: diventano competenza, diventano voce. Dentro ClasseViva EXTRA, ogni giorno.